Le prime notizie sul contagio da SARS-CoV-2 in Italia sono iniziate a circolare il 21 febbraio e dal giorno successivo l’attenzione dedicata alla crisi sanitaria ha portato a un notevole aumento dell’esposizione degli italiani ai mezzi di comunicazione.
L’informazione digitale ha registrato l’incremento più significativo. Il 22 febbraio il traffico Web sui siti dei principali quotidiani è raddoppiato rispetto al giorno precedente e si è mantenuto su livelli molto elevati lungo tutto il mese di marzo.
I mezzi classici hanno seguito la stessa dinamica, anche se con rapporti più contenuti. La vendita di copie dei quotidiani cartacei è aumentata del 15% tra la scoperta del “paziente 0 di Codogno” e il lockdown dell’11 marzo e le curve di Auditel di marzo 2020 hanno mostrato un aumento del tempo speso sulle reti generaliste del 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Gli effetti di Covid-19 sul rapporto con le fonti d’informazione appaiono così profondi che è ragionevole pensare che non si siano limitati ai soli volumi di consumo. A partire da questa constatazione Human Highway ha eseguito ai primi di aprile una wave speciale della propria ricerca annuale sul potere informativo dei mezzi di comunicazione. In questo modo la situazione non ordinaria del momento presente è messa a confronto con le nove precedenti edizioni della ricerca, condotte sempre all’inizio estate, in condizioni di normalità.
I principali risultati del lavoro sono riassumibili in quattro tesi.
1. Il potere informativo della TV aumenta nel momento di crisi.
L’aumento di attenzione dedicata ai mezzi di comunicazione è risultato maggiore per il digitale (Social, App, Web) e minore per i mezzi tradizionali (tra i quali la TV). In altre parole, lo share of voice del digitale è cresciuto a scapito dei mezzi tradizionali. Tuttavia, questa quota non si correla con il potere informativo: in tempi di Covid-19 la capacità del sistema d’informazione digitale è diminuita ed è aumentata quella della televisione (per potere informativo intendiamo la capacità di un mezzo o testata di veicolare informazioni che sono successivamente ricordate in modo spontaneo dalle persone intervistate).
Le dichiarazioni rese dal campione degli intervistati indicano che il 57% delle notizie rilevanti sul Covid-19 sono state apprese dalla TV. Tutte le altre voci sono stabili o in calo rispetto ai tempi ordinari.
2. I mezzi tradizionali godono di maggior fiducia, e non solo ai tempi di Covid-19.
I nuovi sistemi d’informazione digitale raggiungono diverse al volte al giorno più di 20 milioni di individui via App, Social e Blog, siti Web editoriali. Questo continuo flusso d’informazione è spesso non richiesto e si limita a un contenuto breve e superficiale. Le persone riconoscono che questo format informativo non è mediato da un newsbrand nè curato da una redazione. Il risultato finale è la messa in discussione dell’affidabilità delle notizie acquisite attraverso questa dinamica di diffusione dell’informazione di attualità.
La Radio, i Quotidiani e la Televisione non sono esenti dagli stessi problemi: una parte non trascurabile del loro bacino di utenti mette in discussione la qualità e l’affidabilità dell’informazione delle testate di questi mezzi. Tuttavia, ciò avviene in misura notevolmente inferiore a quanto rilevato per le altre fonti e determina un evidente effetto di brand safety a favore delle testate tradizionali. La situazione descritta è una costante da diversi anni e non è tipica del periodo di Covid-19 ma in una fase di emergenza sociale l’effetto dell’affidabilità delle fonti assume un rilievo particolare.
3. Il valore dell’informazione ai tempi di Covid-19: accuratezza e competenza.
L’emergenza di Covid-19 rimodula i valori a cui si deve ispirare la buona informazione. Perdono di rilevanza i riferimenti all’oggettività e alla libertà dai condizionamenti perché l’orientamento politico è un filtro inutile nella trattazione di temi legati alla salute. La gravità del problema fa emergere la richiesta di più competenza, aderenza ai fatti e accuratezza dell’esposizione. Meglio ancora se con uno sguardo attento a cosa succede al di fuori dei confini nazionali.
4. L’informazione dei TG al top
Alla domanda su quali testate siano in grado di interpretare al meglio i valori della buona informazione più di due rispondenti su tre esprimono una preferenza. L’aggregazione delle testate per mezzo e tipologia pone al primo posto l’informazione dei telegiornali (più di un rispondente su due), seguita dall’informazione dei quotidiani tradizionali. Rispetto ai tempi pre-Covid-19 la TV guadagna oltre 7 punti e la Radio quasi raddoppia la sua quota.
Le persone in grado di individuare una testata come esempio di buona informazione sono più numerose in epoca Covid-19 rispetto a prima e segnalano il maggior apprezzamento verso la funzione dell’informazione in generale.
La ricerca qui presentata è condotta da Human Highway ogni anno dal 2009 e si svolge all’inizio dell’estate. L’analisi si basa su dati dichiarati, ricavati da interviste a campioni rappresentativi della popolazione italiana online. L’edizione Covid-19 è stata eseguita in anticipo rispetto alla tipica scadenza (le interviste sono state realizzate tra il 3 e l’8 aprile 2020) con l’intenzione di descrivere il fenomeno in una situazione non ordinaria, prodotta dal lockdown e dalla preoccupazione per il contagio.