Il dibattito sulla diffusione di notizie false o tendenziose in Rete (le cosiddette bufale o fake news) manca di un’informazione fondamentale, di natura quantitativa: quante bufale si producono? quanto sono condivise sui Social Network? Qual è la quota di attenzione dedicata alle fake news in relazione a quella dedicata alle testate online che fanno capo a gruppi editoriali noti e riconosciuti? All’inizio del 2017 Human Highway aveva pubblicato i risultati di un’analisi puntuale che oggi possiamo ripresentare in trend, aggiornando i dati a circa un anno di distanza dalla rilevazione precedente.
In realtà, il termine fake news connota un singolo articolo e non una testata. E’ quindi difficile parlare di siti Web che pubblicano esclusivamente bufale. Non tutte le notizie sono false, non tutte le notizie sono verificabili e, anche qualora lo fossero, non c’è un modo rigoroso e veloce per determinarne la veridicità. Inoltre, leggendo lo stile editoriale di molte sedicenti testate d’informazione online, si nota che gran parte degli articoli non riportano notizie false ma presentano i fatti in modo distorto, orientato in modo ossessivo al supporto di tesi pregiudiziali impregnate di derisione, odio e malignità, mania di persecuzione, gusto morboso.
La distorsione della realtà e la pubblicazione di notizie false o imprecise è un problema che, in qualche misura, riguarda tutte le testate di attualità. Possiamo supporre che esista una quota fisiologica di questo tipo di notizie nella produzione giornalistica, dovuta a errori e leggerezze nella verifica delle fonti, uno stile narrativo iperbolico di alcune firme, l’impronta editoriale della testata. Tuttavia, la concentrazione di articoli falsi e distorti è diversa da testata a testata e per alcune di esse risulta molto superiore al valore fisiologico. Ciò consente di definire un insieme di siti Web il cui modello informativo e di business è guidato dalle “dinamiche della bufala” (o del clickbaiting): la volontà di presentare i fatti in modo distorto per ragioni politiche o ideologiche, la produzione di contenuto attrattivo a fini pubblicitari, la costruzione di un network mediatico da utilizzare in caso di necessità. Chiameremo per comodità questo insieme di siti i “Siti di fake news”, individuati grazie alla lista fornita da Bufale.net.
L’analisi dei Siti di fake news deve essere confrontata con l’analisi di un secondo insieme di siti Web, che chiameremo “Siti d’informazione”. Questo secondo insieme è composto da 90 testate online d’informazione di attualità, dai grandi newsbrand di derivazione cartacea alle nuove testate “all digital”, nate e cresciute con il Web. Le testate dei Siti d’informazione aderiscono ad alcuni principi di base dell’etica del giornalismo: per esempio, sono soggetti identificabili, hanno un direttore responsabile, firmano gli articoli, verificano le fonti, rispondono alle richieste di terzi.
Il traffico Web complessivo sui Siti di fake news non è particolarmente elevato in confronto a quello che si sviluppa sui Siti d’informazione. A ottobre 2017 le visite ai Siti di fake news sono pari a circa un quarantesimo rispetto ai Siti d’informazione e sono calate in modo significativo nell’ultimo anno (l’anno scorso il rapporto era poco meno di uno a venti). Tuttavia, il peso dei Siti di fake news su questa metrica potrebbe essere sottostimato in relazione al fatto che non si tiene conto di quelle letture prodotte esclusivamente sui social (in particolare su Facebook con gli instant articles), senza visitare il sito Web della fonte dell’articolo. I Siti di fake news, infatti, sono molto più radicati nei social rispetto ai Siti d’informazione, come si nota dall’analisi dei referring sites.
La produzione editoriale è pari a circa 3.000 articoli al giorno sui Siti d’informazione (-6% rispetto a un anno fa) e quasi 600 sui Siti di fake news (-32% rispetto a un anno fa). Gli articoli del primo insieme sono condivisi una media di 350 volte (+3,5% rispetto al 2016) mentre ogni articolo dei siti di fake news viene mediamente rilanciato sui social 272 volte (-33,5% rispetto al 2016).
In definitiva, il fenomeno delle fake news descritto dal perimetro dei siti osservati da Bufale.net è in diminuzione. Ogni indicatore considerato (produzione, attenzione, condivisione) è inferiore rispetto ai livelli di un anno fa. Il traffico ai Siti di fake news rimane alimentato in modo consistente dai social, Facebook in primis, anche se in misura inferiore rispetto a un anno fa.
NOTA METODOLOGICA: è possibile che i risultati non tengano conto di nuovi siti di fake news nati in tempi più recenti e, quindi, non elencati da Bufale.net e non considerati nel perimetro dell’analisi. Inoltre, esistono dinamiche di diffusione delle bufale che si originano e si svolgono unicamente sui social, senza riferimento a contenuti presenti sul Web: il contributo di questi fenomeni non è incluso nei risultati qui presentati. La fonte dei dati di traffico è SimilarWeb.