Il confronto tra due fonti di dati consente di precisare i termini di una domanda: la mobilità delle persone influenza la diffusione dell’epidemia di Covid-19?
Le informazioni relative al numero di persone contagiate dal Sars-CoV-2 sono aggiornate quotidianamente e sono rese pubbliche dalla Protezione Civile. La mobilità degli italiani può essere misurata con un buon grado di rappresentatività dai Rapporti sugli spostamenti della comunità di Google, in riferimento a diversi luoghi di frequentazione abituale: la casa, il lavoro, lo shopping e il tempo libero, le stazioni e i parchi.
La relazione esiste, come si vede nel grafico che si sviluppa dal 24 febbraio al 14 ottobre 2020 ma sembra funzionare solo in un verso. Il lockdown di marzo e aprile ha ridotto il numero dei contagi ma non si può affermare il contrario, ovvero che la crescente mobilità delle persone abbia innescato una nuova ondata di contagi. Questa, infatti, riparte con un notevole ritardo rispetto all’aumento della mobilità.
Non è quindi la sola mobilità a determinare la forma della curva dei contagi. Questo indicatore ne nasconde molti altri, sui quali tuttavia non esiste alcuna fonte di informazioni.
Sarebbe utile sapere come le persone interagiscono tra loro: per esempio disporre di misure relative alla densità che si genera nel luoghi d’incontro (per es., persone per metro quadro), all’aperto o al chiuso, con quale livello di prudenza (mascherina, distanza interpersonale), tra individui che si frequentano già oppure no, etc.
Qualcosa del genere avrebbe potuto fornircelo Immuni, oltre alla sua vera mission, cioè la segnalazione puntuale e tempestiva dei casi sospetti. Purtroppo stiamo pagando un prezzo elevato (economico, sociale, sanitario, psicologico) a causa dell’arretramento culturale sul tema dei dati e la scarsa fiducia nell’approccio analitico alla soluzione dei problemi.
PS: qui trovi la rappresentazione grafica dei dati del contagio da Covid-19 per regione italiana
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